420 (pronunciato “four-twenty”, quattro e venti) è un termine sacro utilizzato da coloro che si ritengono parte integrante di una comunità pro Cannabis. Viene usato a livello mondiale per esprimere tutto ciò che concerne questa pianta. Se state girando uno spinello, cucinando biscotti alla marijuana, acquistando la rivista più alla moda per fusoni, sostenendo la riforma di legalizzazione o piantando un semino nel vostro giardino, allora fate parte del 420, cioè appartenete alla cultura della Cannabis.
Il termine 420 non è solo una parola generica usata per descrivere tutto ciò che si riferisce alla Cannabis. Tutt’altro: è molto, ma molto di più. È diventato addirittura una sorta di essere spirituale o di divinità, per moltissimi “stoner” in giro per il mondo. Una divinità da celebrare in questo giorno quasi sacro, il 20 aprile, o 4/20. Un giorno in cui gli stoner si riuniscono e festeggiano, fondendosi e celebrando tutto ciò che di grandioso e buono è rappresentato dalla Cannabis, all’interno della sua comunità, vivendo in gioia, pace ed amore.
LE ORIGINI DEL 420
La vera origine del 420 risale agli anni ’70, quando questo numero cominciò ad essere usato in riferimento all’appuntamento che un gruppo di studenti di San Rafael era solito darsi per incontrarsi e per consumare erba in compagnia. Il gruppo di “stoner” in questione si faceva chiamare “The Waldos”, riferendosi, a detta loro, alla loro abitudine di ritrovarsi nei pressi di un muro esterno alla scuola. La vera storia del 420 ebbe inizio quando giunse alle orecchie dei Waldos la voce che un ufficiale del servizio di Guardia Costiera aveva coltivato un campo di marijuana in un terreno selvaggio ed abbandonato, nei pressi della stazione della Guardia Costiera. Dopo essersi procurati una mappa, il gruppo si decise ad andare alla ricerca di questo luogo, nella speranza di trovare un tesoro costituito da una montagna d’erba gratis. Fu così che gli amici si diedero appuntamento al termine delle lezioni, alle 4:20 del pomeriggio, sotto la statua del famoso scienziato del XIX secolo, Louise Pasteur, dove si accesero immediatamente uno spinello e pianificarono la loro caccia al “giardino segreto”.
Per settimane il gruppo cercò ovunque, incontrandosi sempre alle 4:20 sotto la statua di Pasteur, senza però nessun risultato. Alla fine questi fumatori quasi mistici rinunciarono alla loro caccia al Giardino dell’Eden, ma una cosa era ormai entrata a far parte del gruppo in maniera indissolubile: alle 4:20 dalla statua di Louis. Fu così che questo numero divenne un codice per il gruppo, tramite cui i ragazzi facevano riferimento a tutto ciò che riguardava la marijuana. Durante le ore scolastiche, quando si incrociavano nei corridoi, si scambiavano sguardi complici mormorando “420 Louis”. Uno dei Waldos dichiarò al San Francisco Chronicle, nel 2000: “Si trattava solamente di uno scherzo, ma alla fine assunse molteplici significati, come ‘hai qualcosa?’ oppure ‘ti sembro fuso?'”. Alla fine tutto si è ridotto al solo “420”, utilizzato davanti ad insegnanti e genitori per parlare di marijuana senza essere sgamati.
LA CRESCITA DEL 420: DAL LICEO AL FENOMENO GLOBALE
Quindi, com’è che si è diffuso il 420? Bene, a questo punto dobbiamo fare un altro passo indietro, per arrivare ai Grateful Dead, che cominciarono a muovere i loro primi passi a San Rafael, mentre i Waldos erano ancora al liceo. Inoltre, il padre di Mark Gravitch, uno dei Waldos, gestiva le proprietà della band, e il fratello maggiore di Dave Reddix, un altro membro dei Waldos, faceva parte di una band di supporto dei Grateful Dead, oltre ad essere grande amico del bassista Phil Lesh.
Tutto ciò diede ai Waldos praticamente libero accesso a tutte le prove, le feste e i concerti dei Grateful Dead. Dave ha parlato di come i Dead avessero “questa sala prove in Front Street, a San Rafael, California, e la usavano per esercitarsi. Così noi eravamo soliti andare a trovarli e li ascoltavamo suonare e ci fondevamo mentre loro si preparavano per i concerti. Ma io penso che sia possibile che il termine lo abbia diffuso mio fratello tramite Phil Lesh. O potrei averlo fatto io stesso, dal momento che andavo in giro con Lesh e la sua band (come tecnico del suono), durante un loro tour estivo organizzato e gestito da mio fratello”.
Ogni volta che i Waldos si trovavano nel backstage, rilassandosi con la band, oppure quando si trovavano alle loro feste, sicuramente avranno usato la loro tipica frase di riferimento alla marijuana. “Andavamo da loro con papà [di Mark], che era un papà moderno degli anni ’60. C’era un posto che si chiamava Winterland, ed eravamo sempre dietro le quinte o scorrazzavamo sul palco e, naturalmente, usavamo quella frase. Quando qualcuno passava uno spinello o altro, dicevamo ‘Hey, 420’. Ed è così che il termine ha cominciato a diffondersi all’interno della comunità”.
Il termine divenne rapidamente di uso comune, diffondendosi nel backstage dei concerti e nella comunità degli “stoner”, e non passò molto tempo prima di essere “sdoganato”. Steve Hager, editore ai quei tempi dell'”High Times”, sentì la parola ed iniziò ad usarla in ogni occasione, tanto da arrivare ad organizzare grandi eventi incentrati su di essa, come la Cannabis Cup. Nel giro di pochi anni questa terminologia si diffuse in tutti gli Stati Uniti e, presto, in tutto il mondo, diventando una leggenda vivente, giunta fino ai nostri giorni.
LA PROVA
I Waldos hanno le prove per dimostrare di essere stati proprio loro a coniare il termine, prima ancora che i Grateful Dead la diffondessero. Nascosti nel caveau di una banca ci sono alcuni articoli e ritagli di giornale ed altri cimeli appartenuti ai Waldos. Sono stati proprio loro a permettere ad alcune persone dell’Huffington Post di vedere questo luogo segreto, mostrando alcuni dei ritagli. Uno di questi articoli è di particolare interesse: proviene dal giornale del San Rafael High School e riporta la dichiarazione di uno studente che voleva far giungere ai suoi compagni di diploma un solo messaggio “4-20”.
Questa è la bellissima storia di come un gruppo di stoner adolescenti fu in grado di plasmare una fiorente subcultura internazionale in fase di espansione. I Waldos, di per sé, non sono particolarmente famosi e, oggi, conducono una vita normale. Ogni tanto hanno fatto la loro comparsa in un documentario o sono stati intervistati da qualche rivista interessata alla storia del 420, ma, in definitiva, non hanno mai cercato di ottenere profitto dalla loro storia scolastica.
Per quanto ammirevole, una domanda rimane ancora in sospeso. Perché 420? Ok, si incontravano alle 4:20, ma si tratta comunque di un’ora tanto specifica quanto anomala. Si pensa che tutti loro facessero parte della squadra di atletica del doposcuola e che gli allenamenti terminassero proprio intorno a quell’ora. Ma nessuno ha la certezza che le cose stessero proprio così.
SCAVANDO ANCORA PIÙ A FONDO
Una storia alternativa sull’origine del termine arriva da un altro gruppo di adolescenti della stessa cittadina, che sostiene di avere un’altra verità rispetto a quella fornita dai Waldos. Conosciuti come i Bebes, questo gruppo di stoner era in rapporti di amicizia con i Waldos, ma rivendica la paternità del nome stesso del gruppo più celebre. “I Bebes e i Waldos sono buoni amici ancora oggi, tuttavia è giunto il momento di dire la verità, ovvero che i Waldos erano un gruppo di ragazzi messi insieme da me”, così dichiara Brad “Bebe” Benn, leader dei Bebes. Brad ha spiegato come fu lui stesso a chiamarli Waldos, visto che si trattava di un gruppo scoordinato e goffo di ragazzi poco atletici, non perché fossero soliti incontrarsi nei pressi di un particolare muro.
Stando alle parole dei Bebes, il termine 420 deriva dalle 4:20, ora pomeridiana in cui il loro gruppo era solito accendersi una bonga. Parrebbe, dunque, che sia stato un membro di questo gruppo a guardare l’ora e a dire: “Sono le 4:20, è l’ora di farsi una bonga”. Una volta fusi, avrebbero cominciato a registrare le voci di Bebe, come erano soliti fare, mentre faceva l’imitazione di diversi personaggi famosi. Fu allora che lo avrebbero registrato mentre impersonava Abe Lincoln: “Four score and 20 years ago…” (Ottanta, 4×20, e venti anni fa…), con il conseguente utilizzo del termine 420 per riferirsi all’erba e come codice segreto per depistare i non fumatori d’erba. Così il termine si sarebbe diffuso all’interno della scuola, dove venne adottato, ma solo successivamente, anche dai Waldos, per poi diffondersi fino ai giorni nostri.
Questa storia non è sicuramente divertente come quella dei Waldos, ma ha suscitato grande scalpore all’interno della comunità. C’è chi sostiene che i Waldos abbiano ammesso i propri errori confermando la versione dei Bebes e viceversa. Comunque sia andata, 420 è ormai un termine di rilevanza storica ed è molto importante per la comunità pro Cannabis: il 420 ci unisce e ci avvicina tutti quanti.
Fonte: www.zamnesia.com