ono passati ormai 5 mesi da quando nel giugno del 2015 anche in Piemonte è stata approvata una legge regionale sulla cannabis terapeutica e anche in questo caso, come già successo nelle Marche e in Abruzzo, alla legge non ha fatto seguito la pubblicazione dei regolamenti attuativi, rendendola di fatto inefficace ed inapplicabile.
“Nessun ritardo, né disattenzione all’attuazione della legge regionale n.11 del giugno scorso sull’uso terapeutico della cannabis, ma solo la volontà di attendere il decreto ministeriale in materia, sul quale la conferenza dei presidenti delle Regioni si è espressa positivamente la scorsa settimana e che è ora in fase di definita emanazione”, ha precisato l’assessore piemontese alla Sanità Antonio Saitta.
Il decreto ministeriale al quale fa riferimento è quello attualmente in discussione e che dovrebbe individuare nel ministero della Salute l’organo di controllo della cannabis e disciplinarne la produzione e la distribuzione. Decreto che ha già fatto discutere perché oltre a limitare le patologie per le quali la cannabis può essere prescritta, non comprende le estrazioni, molto pratiche perché semplici da somministrare in dosaggi precisi e molto efficaci, ed obbliga le farmacie ad effettuare esami come la cromatografia che comportano l’acquisto di macchinari che costano centinaia di migliaia di euro.
Sulla legge invece Saitta ha precisato che la delibera che darà attuazione alla legge regionale approvata a giugno in Piemonte prevederà che la somministrazione dei cannabinoidi per finalità terapeutiche potrà avvenire in ambito ospedaliero o domiciliare, che la prescrizione deve essere effettuata da medici specialisti operanti in strutture ospedaliere ma anche dal medico di medicina generale. Sarà il servizio sanitario regionale a farsi carico della spesa relativa all’erogazione dei cannabinoidi per le condizioni patologiche individuate e solo quando il trattamento sia ritenuto dal medico indispensabile. La fornitura avverrà direttamente da parte delle farmacie ospedaliere delle aziende sanitarie locali e ospedaliere; se sono sprovviste del servizio di farmacia ospedaliera, si potrà reperire i farmaci cannabinoidi anche in una farmacia aperta al pubblico. L’uso terapeutico della cannabis sarà possibile dal 2016. Per il momento è stato previsto un fondo di 200mila euro, ma i costi saranno tutti da verificare, visto che al momento non si conosce neppure l’entità della domanda.
Sul ritardo col quale vengono pubblicati i regolamenti attuativi delle leggi regionali sulla cannabis – ricordiamo che su 11 Regioni che hanno legiferato in materia solo 3 hanno pubblicato i regolamenti in questione – era intervenuta con un’interrogazione parlamentare Beatrice Brignone, deputata che aderisce al gruppo misto con Possibile di Giuseppe Civati.
Mentre in Piemonte, dopo l’approvazione di giugno della legge regionale, era stata avanzata la richiesta di poter produrre cannabis. Giulio Manfredi dell’associazione radicale Adelaide Aglietta, che aveva già presentato una petizione regionale per promuovere progetti di coltivazione, era tornato a discutere del progetto. “La legge prevede una spesa di 200mila euro per le attività di ricerca ed autorizza ad avviare azioni sperimentali o progetti pilota con soggetti autorizzati per la produzione di preparazioni a base di canapa. L’avevamo già proposto quando eravamo stati auditi, come Associazione Aglietta, dalla Commissione Sanità del Comune di Torino: è possibile attivare un tavolo di lavoro con l’IPLA (partecipata della Regione Piemonte) e con l’Istituto Bonafous di Chieri (partecipata del Comune di Torino) per attivare il progetto pilota. In Comune ci risposero che il primo passo doveva essere fatto dalla Regione. Da oggi nessuno ha più scuse”.
Fonte: cannabisterapeutica.info