L’esperienza del Colorado insegna che legalizzare l’erba conviene. Rapporto a un anno e mezzo dall’apertura dei coffee shop. La spesa sanitaria è invariata, i crimini sono diminuiti e le entrate fiscali sono cresciute. Un esempio da seguire, lo dice anche l’antimafia
DI STEFANO VERGINE
La canna è una manna per lo Stato. Almeno potenzialmente. Se l’Italia liberalizzasse le droghe leggere, le casse pubbliche potrebbero guadagnare fino a 8,5 miliardi di euro all’anno, una cifra enorme. Quasi equivalente, per capirci, a quanto servirebbe oggi al governo di Matteo Renzi per evitare l’aumento dell’Iva previsto a partire dall’anno prossimo.
I calcoli sui benefici finanziari della cannabis li hanno fatti Ferdinando Ofria e Piero David, due docenti di Politica economica all’Università di Messina. Nel loro studio, appena pubblicato su lavoce.info , i due esperti sostengono che «la legalizzazione è un buon affare». La ricerca parte dall’esempio del Colorado, il primo Stato americano in cui la marijuana è diventata legale non solo per chi ne ha bisogno per curarsi ma anche per quelli che la vogliono usare come divertimento. Proprio quello che in Italia ha proposto un gruppo di parlamentari appartenenti a vari partiti . A oltre un anno e mezzo dall’entrata in vigore della legge in Colorado, i due economisti dell’Università di Messina hanno tirato le somme. Il risultato, almeno per ora, è chiarissimo. La legalizzazione delle droghe leggere non ha causato aumenti significativi della spesa sanitaria, e ha portato in dote alcuni vantaggi.
PIU’ ERBA MENO FURTI
Il primo riguarda i crimini. Se qualcuno temeva che l’apertura dei coffee shop causasse un incremento della criminalità si dovrà ricredere. Il Dipartimento di polizia di Denver, la capitale del Colorado, ha detto che il 2014 è stato il primo anno in cui i furti sono diminuiti. Calati del 3 per cento quelli generici, addirittura del 10 per cento quelli con scasso. Come se la canna tranquillizzasse, parzialmente, pure i bollenti spiriti. Viene da pensare che anche il numero delle persone incriminate per droga sia calato, visto che una buona fetta del settore è diventato legale, ma su questo aspetto la ricerca non si esprime. Fornisce invece dei dati che confermano il vecchio assioma caro ai sostenitori del mercato: più aumenta la concorrenza, meno costa il prodotto. Le rilevazioni della Convergex, società di brokeraggio americana, dicono infatti che da quando è stata liberalizzata la marijuana costa circa un quarto di meno: i prezzi sono passati da 300-400 dollari l’oncia a 250-300 dollari (8,8-10,9 al grammo). Una brutta notizia per chi la vende? Affatto. Nel solo Colorado il settore ha macinato un fatturato diretto di circa 700 milioni di dollari, l’anno scorso, e nel 2015 le stime proiettano il business a sfiorare il miliardo di bigliettoni. Un vero boom, come ha raccontato un reportage “La Stampa” , secondo cui il numero di negozi in cui si può comprare l’erba è passato da 156 a più di 300 nello spazio di dodici mesi.
LO DICE ANCHE L’ANTIMAFIA
L’esempio di Denver e del montagnoso Stato del West è stato contagioso. L’Uruguay è stato il primo Paese al mondo al legalizzare produzione e vendita di erba e, sempre negli Usa, l’Alaska, l’Oregon e Washington State, oltre al distretto federale di Washington DC, hanno fatto lo stesso. Nel 2014 il gettito fiscale della marijuana in Colorado è stato pari a 53 milioni di dollari. Non una gran cifra, anche se quest’anno dovesse raddoppiare, visto che il budget dello Stato è di 27 miliardi. Tuttavia, i vantaggi finanziari non si limitano alle tasse. Regolamentare il mercato delle droghe leggere permette infatti anche di risparmiare, soprattutto sulle spese che lo Stato sostiene per la repressione del crimine. Tesi che sembra condividere anche dalla Direzione Nazionale Antimafia italiana. Nell’ultima relazione, che racconta l’attività svolta l’anno scorso, la Dna sostiene che in dodici mesi in Italia le vendite di cannabis siano state tra il milione e mezzo e i tre milioni di chilogrammi. «In via esemplificativa», si legge nel rapporto, «l’indicato quantitativo consente a ciascun cittadino italiano (compresi vecchi e bambini) un consumo di circa 25/50 grammi pro capite all’anno». Conseguenza? «Davanti a questo quadro, che evidenzia l’oggettiva inadeguatezza di ogni sforzo repressivo, spetterà al legislatore valutare se, in un contesto di più ampio respiro sia opportuna una depenalizzazione della materia», scrivono i magistrati.
UNA LEGGE CHE VALE UNA FINANZIARIA
Ma quanto potrebbe risparmiare lo Stato se l’erba venisse legalizzata? Basandosi sui dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, gli economisti Ofria e David stimano che, fra costi delle forze di polizia e magistratura, si potrebbero tenere in cassa quasi 575 milioni di euro. A questa cifra va aggiunto il gettito fiscale, la grande fetta della torta. Lo studio prende come riferimento la quantità di cannabis consumata in Italia nel 2011 secondo le stime di Aqua Drugs, un progetto del dipartimento Politiche Antidroga che misura l’uso di stupefacenti attraverso l’analisi delle acque reflue. Moltiplicando questa quantità per il prezzo di mercato della marijuana e applicando un’imposta pari a quella che pesa oggi sui tabacchi (cioè il 75 per cento circa del prezzo di vendita), il risultato sarebbe strabiliante. Lo Stato potrebbe infatti incassare dai 5,2 ai 7,9 miliardi di euro all’anno, a seconda della possibilità o meno di coltivare in proprio l’erba. A questi soldi bisogna aggiungere i 574 milioni di risparmi per mancati arresti, processi non effettuati e costi carcerari. Si arriva così al totale: «La stima dei benefici della legalizzazione delle droghe leggere in Italia varia dai 5,8 agli 8,5 miliardi di euro», concludono i due studiosi. Tutto questo senza considerare la fine di un business che, nel corso degli anni, ha arricchito soprattutto le mafie.
Fonte: L’Espresso